Corso formativo “Essere buoni genitori”
1 01 2012Corso formativo “Essere buoni genitori”,psicologo Dr Osvaldo Poli, aprile 2010.
Ogni genitore desidera consapevolmente una sola cosa: essere per i propri figli un buon educatore ed agire per il loro bene.
Ma avvertire questo desiderio non garantisce che si possieda la capacità di vivere quel valore stesso: ci può essere una discrepanza fra il proprio ideale di genitore e le capacità psicologiche di attuarlo coerentemente.
All’ideale dell’amore per i figli possono, infatti, opporsi alcuni aspetti del ” carattere” che rendono difficile vivere questo stesso valore.
Alcuni stili educativi, ispirati a parole dall’amore per i figli, o alcune scelte fatte per il ” loro bene “, al di là delle intenzioni e della consapevolezza personale, possono essere motivati da ragioni riconducibili all’interesse o alle paure del genitore , nelle sue innumerevoli sfumature psicologiche.
In questi casi una motivazione ” nascosta” dietro le ” buone ragioni”, mina alla radice la capacità educativa poiché il valore riconosciuto (condurre l’educazione nell’interesse dei figli, realizzare il loro bene) non è in armonia con alcuni aspetti del carattere del genitore (bisogni, paure, mentalità) che condizionano il suo stile educativo.
La fatica dell’educazione consiste principalmente nel tentativo di rendere il proprio carattere “capace” di vivere il valore e quindi di attuare uno stile educativo realmente ispirato al bene dei figli. Il genitore che nell’azione educativa agisce con misura, saggezza ed equilibrio ed è capace di fare ciò che in ogni circostanza è più opportuno, rappresenta un punto d’arrivo , un ideale nei confronti del quale è giusto mantenere viva una certa tensione.
A questo ideale si oppongono delle tendenze che , più o meno consapevolmente sminuiscono o inquinano la buona volontà del genitore nella sua intenzione di essere a servizio della crescita dei figli .
Non tutto il nostro apparato psichico , infatti , “risponde ai comandi” della leva del valore a causa della presenza di motivazioni psicologiche “inconsistenti”: tali motivazioni possono essere poco consapevoli , e proprio per questa ragione possono agire al di là della buona volontà della persona stessa.
I tentativi di diventare genitori migliori non possono basarsi esclusivamente sulla riaffermazione di valori e di principi: una vera crescita personale deve fare i conti con le caratteristiche della propria personalità.
Il “carattere”, dunque , non può dunque essere sottovalutato, poiché costituisce una cassetta degli attrezzi con i quali è possibile rendere presente , nel rapporto con i figli , l’amore che ogni genitore prova nei loro confronti.
E’ quindi indispensabile conoscersi, avendo una chiara visione di sé quanto ai propri punti deboli, agli aspetti del carattere che non permettono di essere il genitore che si vorrebbe e si sente di dover essere.
Il genitore che si limita a ripetere a se stesso le buone ragioni di ciò che fa, ma non si ferma mai a riflettere sul “perchè” agisce in quel modo, può non scoprire mai le ragioni vere dei propri comportamenti.
Questo atteggiamento ingenera una maturità solo apparente nello stile educativo che presto o tardi non mancherà di venire allo scoperto attraverso qualche forma di immaturità, di ribellione, di insuccesso dei figli.
Una conoscenza realistica di se stessi è il presupposto per ridimensionare gli aspetti della personalità che sono in contrasto con il disinteresse e la gratuità dell’amore genitoriale e per poter diventare persone più libere.
La libertà psicologica del genitore coincide infatti con la sua capacità di agire nel reale interesse dei figli conoscendo, integrando e superando ciò che lo rende parzialmente incapace di fare ciò che per amore loro sente di dover fare .
Non è facile né scontato essere capaci di conoscere con realismo i pregi ed i punti deboli del proprio carattere.
Non sempre ciò che pensiamo di noi stessi coincide con ciò che siamo davvero senza saperlo.
E’ dunque importante gettare uno sguardo su quegli aspetti del carattere (le paure ed i bisogni) che influenzano stabilmente il proprio modo di vivere le relazioni con i figli. E’ necessario saper capire ” cosa ci succede dentro” , quali sono i pensieri del cuore che influenzano le decisioni educative
I bisogni e le paure possono esercitare un diverso grado di condizionamento psicologico: fra l’essere succubi ed il ” sentirsi inclinati” a soddisfare alcuni bisogni, resta pur sempre una certa differenza.
Così una paura può essere molto condizionante oppure essere poco centrale e dotata di scarsa forza psicologica.
Nella conoscenza di sè, i colori con cui viene dipinto l’autoritratto possono essere avere una diversa intensità: l’effetto complessivo sarà in relazione anche alla vividezza dei colori utilizzati.
Ma attenzione : non tutti i comportamenti sono da ricondurre necessariamente a bisogni e paure inconsistenti.
Val la pena di ricordare che vi sono comportamenti educativi adeguati, equilibrati, realmente ispirati al valore dell’amore dei figli.
Non è quindi realistico il tentativo di ricondurre tutte le decisioni educative a paure o bisogni inconsistenti: spesso nei comportamenti dei genitori non c’è nulla da smascherare, ma atteggiamenti realmente virtuosi da rispettare e ammirare.
Non è il caso di essere ingenui nel considerare i comportamenti umani, ma nemmeno cinici , ritenendo che la vera ed unica ragione di tutti i comportamenti sia l’egoismo , camuffato da nobili intenzioni.
Infine: è difficile eseguire un autoritratto senza avere a disposizione uno specchio.
Per questa ragione la conoscenza di sè, per essere realistica deve tener conto dell’opinione che hanno di noi le persone più vicine: i figli, il marito, la moglie, gli amici.
Considerato che i nostri limiti sono “patiti” proprio dalle persone più vicine, essi sono nella condizione più opportuna per conoscere le parti meno mature del nostro carattere.
Una certa “delusione di sé” dovuta alla constatazione di qualche limite potrebbe rivelarsi salutare e renderci più capaci di guardare a noi stessi e agli altri in modo più accettante ed un po’ più umoristico: l’umiltà , dopo un primo shock, è una virtù allegra.